Genesi.
Crüb è il nome ideato per il club restaurant di Francesco Palumbo e Raffaele Pelo, disegnato dall'Architetto Eustachio Striano, già designer di progetti importanti tra cui IT dello Chef Gennaro Esposito ad Ibiza.
Crüb rappresenta l'unione di Ciro e Rubinia, il pescatore e la sirena, ben descritti nello storytelling ideato appositamente per raccontare un luogo lontano dagli schemi classici dei ristoranti di pesce: un luogo dove la convivialità la fa da padrona e dove il gusto e il lifestyle si incontrano per dar vita a relazioni e connessioni nuove ed inedite.
Crüb è anche la crasi di Crudo e Club, così l’hanno interpretata Andrea Giordano (creative innovator) e Clara Nardiello (digital marketer): “questa è l’idea che abbiamo tradotto dal brief del Cliente, un nuovo format che unisce food ed entertainment, un luogo esclusivo nel cuore della movida del Borgo Scacciaventi di Cava de’ Tirreni”.
È qui che si uniscono il gusto e la passione ben rappresentati dalla storia immaginaria di Ciro e la sirena Rubina che campeggia nella comunicazione on e off line che ha anticipato l’apertura del Crüb.
È qui che si uniscono il gusto e la passione ben rappresentati dalla storia immaginaria di Ciro e la sirena Rubina che campeggia nella comunicazione on e off line che ha anticipato l’apertura del Crüb.
Ciro e Rubinia.
Issa e tira... Le braccia muscolose e solitarie di Ciro sollevano fuori dall'acqua l'ennesima rete.
I granchi pescati si arrampicano ovunque nella speranza di ritrovare il mare, per alcuni è un'impresa impossibile.
Ciro si sente un po' come loro a volte, troppo disorientato e spaventato per arrivare da qualche parte con le proprie gambe, e l'istinto di sopravvivenza va a farsi fottere.
É l'acqua il suo elemento.
É lì che vivrebbe, se potesse. Solo il mare accoglie i suoi silenzi senza fare domande, ricambia il suo rispetto donandogli se stesso e lo accompagna nella spasmodica ricerca di nuove sensazioni.
É lì che vivrebbe, se potesse. Solo il mare accoglie i suoi silenzi senza fare domande, ricambia il suo rispetto donandogli se stesso e lo accompagna nella spasmodica ricerca di nuove sensazioni.
É il tramonto, la luce non filtra più attraverso l'acqua che dal verde smeraldo diventa nera.
Si è alzato il vento, c’è aria di tempesta. Dovrebbe rientrare, invece resta a farsi cullare dalle onde accompagnate dalla corrente. Supino, dalla coperta della sua barca non ha la percezione di cosa accada oltre le assi di legno, ma il punto che sta fissando sulle nuvole sopra di sé gira con un ritmo incalzante. Il vento lo ha spinto troppo in là dalla riva, è ora che riprenda a remare.
Fa uno scatto per alzarsi ma la corrente lo riporta giù con la forza di venti uomini, afferrare il bordo del gozzo e mantenere salda la presa richiede uno sforzo sovrumano.
La piccola cianciola imbarca acqua come se stesse per essere ingoiata; qualcuno ha ascoltato le preghiere di scorfani, polipi e alici che ritrovano casa ma continua ad ignorare quelle di chi, fino a un attimo fa, pensava che il mare l'avrebbe protetto per sempre.
Ciro lascia andare la presa, stremato e ormai rassegnato a sprofondare in quegli abissi che sognava di esplorare.
Nello stesso istante in cui ringrazia il suo carnefice per ciò che gli ha donato, l'acqua smette di ribollire come lava incandescente. Il vortice, frutto di una stregoneria, si chiude su se stesso e sputa il barchino come se fosse un rifiuto. Ciro tossisce fino a far uscire i polmoni. Appena ha la forza per rialzarsi si guarda intorno, non sa dove si trova, ma è certo di essere altrove, in una dimensione in cui le grotte scavate nella roccia risplendono di un rosso acceso e le pareti cave fanno eco ad una melodia che lo rapisce. A fatica cerca di sporgersi per guardare lo specchio liquido da cui proviene il canto rimanendo abbagliato da ciò che ne emerge e che si posa su uno scoglio a pochi passi da lui. Boccheggia cercando le parole giuste da dire per non spaventare quella creatura metà donna e metà pesce che s'impone alla sua vista. La guarda come si guardano le opere d’arte, con gli occhi persi e appassionati che si muovono rapidi per fissare nella mente anche il più piccolo particolare. I capelli lunghissimi di un bianco immacolato avvolgono il pallore di una pelle quasi trasparente e squame rosso rubino la ricoprono dall'ombelico in giù. Emana una potente luce che, filtrata dalla coda di triglia, illumina la grotta in maniera così suggestiva.
In quell'attimo che sembra eterno Ciro la ama.
Le sfiora le labbra, le accarezza i capelli, si perde nel suo sguardo profondo e nel profumo di quella pelle che gli resta nella gola e sa di buono.
La chiama Rubina.
Le sfiora le labbra, le accarezza i capelli, si perde nel suo sguardo profondo e nel profumo di quella pelle che gli resta nella gola e sa di buono.
La chiama Rubina.
Abbassa lo sguardo alla frettolosa ricerca dei remi e conta i metri che lo separano dalla sua sirena. Neanche il tempo di sognare come sarebbe stato che lei svanisce con un colpo di pinna.
Niente più luce abbagliante, niente più rosso sulle pareti di questa grotta.
Ripiomba il buio e negli occhi di Ciro nient'altro che abissi.
Di lei gli resta la sensazione di rapimento e la voglia di riaverla per riempirsi del suo sapore anche se sa che svanirà di nuovo, e ancora, e ancora, tutte le volte che cercherà di afferrarla.
Ma il ricordo non potrà mai essere cancellato, resterà per sempre.
Questa grotta è il posto in cui la passione e il gusto si sono amati; trovati e persi per poi rincontrarsi all’infinito. Questo è il posto dove è nato Crub.
Startup dei Social Network
Il progetto Crüb non si è fermato alla progettazione del Brand, dal name fino all'interior design.
Il team creativo ha concepito tutta la campagna di lancio partendo dal mood delle foto, realizzate da Marco Giannattasio, che hanno segnato sia la fase di teasing che la fase veera e propria di lancio, durante la quale il pubblico ha potuto sia assaporare il nostro concetto di food, che immergersi nello storytelling del Crüb, sia dal punto di vista emozionale che architettonico, che dell'entertainment.